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I benefici del plurilinguismo (Rozenn Milin)

Pubblicato inizialmente sul blog di Sorosoro da Rozenn Milin il 9 gennaio 2011

Questo articolo è stato tradotto dal francese da Valeria Noli, traduttrice volontaria per l'Osservatorio europeo del plurilinguismo. La ringraziamo molto calorosamente per il suo lavoro.

 

 

 

 

Rozenn Milin è Direttrice del programma Sorosoro

Lire l'article original en français sur le site de Sorosoro

Leer este artículo en español (traducido por Sorosoro)

Read this article in English (translated by Sorosoro)

Dopo un’appassionante prima serie di articoli sull’educazione in lingua madre, iniziamo l’anno nuovo con un nuovo ciclo tematico dedicato ai vantaggi del multilinguismo.

Mentre gli occidentali generalmente reputano che il monolinguismo sia una norma e i poliglotti vengono considerati una specie rara, nel resto del mondo le cose sono in effetti molto diverse: basta essere un po’ curiosi e prestare un po’ d’orecchio per scoprire che in molti luoghi del pianeta le persone non sono semplicemente bilingui, ma a tutti gli effetti multilingui.

Chi ha viaggiato in certe parti dell’Africa o dell’Asia Centrale lo sa bene: nelle zone in cui diverse etnie si fiancheggiano, là dove le correnti culturali si incrociano, non è raro incontrare persone che conoscono almeno mezza dozzina di lingue diverse, dato che per lavorare, vendere, comprare, bisogna comprendere bene la lingua dell’altro.

In altri luoghi caratterizzati da grande diversità linguistica, come nel Vanuatu o a Papua Nuova Guinea, spesso la necessità è anche di tipo familiare: il padre parla una lingua, la madre un’altra, i vicini un’altra ancora, senza contare la lingua franca nazionale, e tutti alla fine diventano capaci di esprimersi in cinque o sei lingue.

In Europa e America del Nord, invece, la stragrande maggioranza della popolazione è educata al monolinguismo. Ebbene? mi potreste dire voi: tanto chi parla inglese si fa capire praticamente dappertutto…  Ciò non toglie che il multilinguismo, specie se precoce, presenti dei vantaggi che non si possono ignorare.

Un articolo comparso il 15 ottobre 2011 nella prestigiosa rivista “Science” propone un illuminante punto di vista sull’argomento. Secondo l’articolo, studi recenti dimostrano che i bambini educati al bilinguismo sono avvantaggiati sul piano cognitivo, grazie a meccanismi che si determinano nella fase della prima infanzia e addirittura il bilinguismo protegge le persone più mature dai sintomi dell’Alzheimer!

Per quanto riguarda i bambini, i ricercatori Kovacs et Mehler hanno sperimentato un certo numero di giochi ed esercizi che prevedevano cambiamenti continui delle regole, in modo da testare la capacità dei piccoli nell’adattarsi ai nuovi codici. È apparso con chiarezza che il fatto di cambiare regole spesso e improvvisamente lasciava i bambini monolingui privi di strumenti e incapaci di adattarsi, mentre i bambini già abituati a comprendere due lingue genitoriali erano capaci di affrontare la situazione.

E con il crescere dell’età, altri studi indicano che la pratica del bilinguismo durante tutta la vita protegge il cervello dalla degenerazione legata alla patologia dell’Alzheimer! Questi studi, condotti soprattutto in Canada, mostrano che la comparsa della malattia è mediamente ritardata di 5 anni nel caso nelle persone bilingui, rispetto a quelle monolingui. In effetti, così come tutti gli sportivi allenano i loro muscoli per migliorarne le prestazioni, ciascuno di noi dovrebbe allenare il cervello per evitare che possa degradarsi. Infine, alle persone anziane viene spesso raccomandato di praticare il sudoku o il bridge per preservare l’agilità mentale, ma il bilinguismo è considerato molto più efficace, perché impone al cervello una ginnastica permanente.

Il dibattito è aperto, i vostri contributi e commenti sono i benvenuti!