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Apprendimento linguistico: la finestra della predisposizione si ferma all’adolescenza

Pubblicato il 29-07-2014

http://www.santelog.com/news/neurologie-psychologie/apprentissage-des-langues-la-fenetre-de-predisposition-se-ferme-a-l-adolescence_12642_lirelasuite.htm
Prima è meglio. Imparare una seconda lingua il più presto possibile sarebbe l’ideale ed è ciò che dimostra uno studio del Massachussetts Institute of Technology (MIT), il quale conferma che da bambini si riesce a riprodurre le sfumature sottili della lingua che invece sfuggono spesso agli adulti.

Queste conclusioni, pubblicate sulla rivista PLOS ONE, non solo prediligono l’apprendimento precoce, ma stabiliscono inoltre che il miglior periodo per imparare una lingua termina nell’adolescenza.

Infatti, mentre gli adulti sono bravissimi a memorizzare il vocabolario necessario alle attività quotidiane di base, i bambini possiederebbero la capacità di percepire le sfumature della lingua e riuscirebbero a parlare una seconda lingua come un nativo dopo solo un viaggio di qualche settimana in un altro Paese.
La spiegazione è il cervello: un giovane cervello che possiede circuiti neuronali capaci di analizzare i suoni e di comprendere le regole di costruzione semantica e sintattica a partire da questi suoni. Nell’adulto, una volta che egli assimila un particolare modello linguistico, risulterà più difficile incorporarne un altro per imparare una nuova lingua. Questo è ciò che dimostra un gruppo di neuroscienziati e psicologhi del MIT, i quali rivelano un altro ostacolo per l’apprendimento linguisitco nell’adulto: l’apprendimento si basa per prima cosa sugli schemi cognitivi meglio fissati nella mente, o più precisamente su un tipo di memoria meglio sviluppato.
Gli autori ricordano la teoria del linguista Elissa Newport (1990) sulla difficoltà di apprendimento delle sfumature di una nuova lingua nell’adulto. Questa difficoltà è motivata dalla propensione ad analizzare troppe informazioni alla volta ed è legata ad una corteccia prefrontale molto più sviluppata. A partire da quest’ipotesi i ricercatori hanno ideato un esperimento per testare se lo sforzo aiuta od ostacola l’apprendimento. Per prima cosa hanno inventato nove parole di due sillabe ciascuna e prive di qualsiasi senso. Queste parole sono state poi raggruppate in tre categorie, A, B e C. I partecipanti all’esperimento hanno dovuto ascoltare questo linguaggio artificiale per dieci minuti. Ad uno dei gruppi è stato chiesto di non concentrarsi e di costruire un puzzle durante l’ascolto. Invece l’altro gruppo doveva concentrarsi e tentare di riconoscere le parole. I due gruppi hanno ascoltato la stessa registrazione composta da una serie di sequenze di tre parole prima della categoria A, poi della categoria B ed infine della categoria C, senza che ci fosse alcuna pausa fra le parole.
I due gruppi si sono dimostrati capaci di segmetazione, ossia di raggruppamento di parole, sebbene il gruppo che si è concentrato abbia fatto un pò meglio.
I due gruppi hanno raggiunto buoni risultati per quanto riguarda l’ordine delle parole e la capacità di scegliere fra una sequenza di parole corretta (ABC) e una sbagliata.
Appena i ricercatori hanno fatto ascoltare ai partecipanti una sequenza di 3 parole di cui una totalmente nuova ma appartenente alla categoria corretta, le persone concentrate hanno risposto meno meglio rispetto ai soggetti distratti.
In questo esperimento, due tipi di memoria sono stati sollecitati.
Questi risultati suggeriscono che certi aspetti del’acquisizione di una lingua sono condotti dalla memoria procedurale, che guida incosciamente le nostra attività, mentre altri aspetti sono condotti dalla memoria dichiarativa, che immagazzina le conoscenze e i fatti.
La memoria dichiarativa risulta essere più utile per l’apprendimento del vocabolario e delle regole grammaticali.
La memoria procedurale sarebbe più utile per l’apprendimento delle regole “sottili”, legate cioè alla morfologia della lingua.
Questo sistema di memoria procedurale che è veramente importante per imparare le sfumature della lingua nell’adulto sarebbe in un certo senso coperto dal sistema della memoria dichiarativa.
Attualmente i ricercatori stanno testando, attraverso una simulazione magnetica, una distrazione della corteccia prefrontale nell’adulto legata a questa memoria dichiarativa transcranica al fine di valutare se l’apprendimento della lingua è in questo modo facilitato.
Traduzione di Goio Alessandra