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Di fronte al “tutto-in-inglese”, che ne è dell’insegnamento delle lingue minacciate ?

Pubblicato il 4 Febbraio 2015 da Morgane Taquet
http://www.letudiant.fr/educpros/actualite/face-au-tout-anglais-l-enseignement-des-langues-menace.html

La predominanza dell’inglese, la scarsità di mezzi.. La diversità delle formazioni linguistiche nell’ambito dell’insegnamento superiore viene di nuovo tirata in ballo e il continuum fra l’insegnamento alle scuole secondarie e le università non viene più assicurato. Questo è l’allarme lanciato da Jean-Marc Delagneau, Professore Associato in linguistica tedesca e Presidente dell’Associazione dei Professori di lingua straniera, alla vigilia del salone Expolingue, che avrà luogo dal 5 al 7 febbraio 2015 a Parigi.

Come si potrebbe descrivere la condizione dell’insegnamento delle lingue straniere nelle università?

Stiamo assistendo a due tendenze. La prima è la più comune: una diminuzione globale delle risorse che, assieme all’autonomia conferita alle istituzioni, porta ad una diminuzione dell’offerta formativa. Ciò vale per molte discipline e in particolare per le lingue. Quest’ultime fanno fronte anche ad una seconda tendenza che vuole che i futuri diplomatici diventino operativi rapidamente ed orientati verso le opportunità di lavoro. Si tratta dell’inizio di un’era del tutto-in-inglese e di una visione semplificatrice del contributo delle lingue che non tiene in considerazione il valore aggiunto dell’approccio universitario (civlizzazione, lingue di specialità..). In questo contesto le lingue all’università sono molto colpite e la diversità linguistica è minacciata in più punti.

È già scomparso l’insegnamento di alcune lingue?

Dal momento che ciascuna istituzione può decidere di mantenere o meno la formazione in una lingua in particolare, può accadere che alcuni indirizzi vengano cancellati o che una lingua venga sostituita con un’altra. Allora cosa possono fare gli studenti che hanno cominciato a studiare una lingua alle scuole secondarie e che non possono continuarla all’università per mancanza di un libero insegnamento? È evidente che il continuum scuole secondarie-università non viene rispettato e che l’offerta sta diventando sempre più ineguale su tutto il territorio, segno di una crescente regionalizzazione dell’insegnamento superiore. Prendiamo l’esempio dei master di insegnamento: ora non serve più una certificazione obbligatoria in lingue per i futuri professori. Spetta a ciascuna università decidere quale formazione, e soprattutto quale certificato, lo studente debba ottenere in lingue straniere o regionali.

Dal momento che le istituzioni sono autonome, come si può rispondere alle problematiche da lei evocate?

Noi auspichiamo lo spiegamento di un quadro nazionale che assicuri che ogni formazione preveda almeno due lingue straniere. Inoltre, il Ministero si deve far carico di verificare a priori le abilitazioni conferite dai diplomi prima che essi vengano consegnati e che i modelli prevedano un numero di ore di lingua sufficienti. Se niente verrà fatto, le lingue rischiano di scomparire gradualmente: verrà insegnato solo l’inglese? E da chi, dagli insegnanti di lingua o anche dagli insegnanti di altre discipline?

Traduzione di Alessandra Goio