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Concorsi UE: Non si può escludere l’italiano (e nemmeno altre lingue)

Eunews - L'Europa in italiano - 26 marzo 2019

Cronaca - Ezio Baldari twitter@eziobaldari

Due sentenze della Corte di giustizia confermano le decisioni del Tribunale contro due bandi emessi da Parlamento e Commissione. “Le più alte qualità di competenza, efficienza e integrità di un candidato sono indipendenti dalle conoscenze linguistiche”

Bruxelles – Nelle procedure di selezione del personale delle istituzioni dell’Unione, le disparità di trattamento fondate sulla lingua non sono, in linea di principio, ammesse.

Una disparità di trattamento di questo genere è ammissibile solo se risponda a reali esigenze del servizio, sia proporzionata a tali esigenze e sia motivata alla luce di criteri chiari, oggettivi e prevedibili. Lo ha stabilito oggi la Corte di Giustizia dell’Unione europea dando ragione a Italia e Spagna in due diversi ricorsi di Parlamento e Commissione contro sentenze del Tribunale UE che già aveva condannato le due istituzioni.

Nella causa C 377/16, la Spagna ha chiesto alla Corte di giustizia di annullare, per discriminazione linguistica, l’invito alla presentazione di candidature pubblicato dal Parlamento europeo nel 2016 ai fini della costituzione di una base di dati di candidati per lo svolgimento di mansioni di autista. Il modulo di iscrizione era disponibile soltanto nelle lingue inglese, francese e tedesca. I candidati dovevano possedere, oltre ad una conoscenza approfondita di una delle 24 lingue ufficiali dell’Unione come “lingua 1” della procedura di selezione, anche una conoscenza soddisfacente dell’inglese, del francese o del tedesco come “lingua 2”. Il Parlamento motivò la limitazione della scelta della “lingua 2” con “l’interesse del servizio, secondo cui il personale neoassunto deve essere immediatamente operativo e capace di comunicare in modo efficace nel lavoro quotidiano”.

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